Il linguaggio pubblico non è mai stato così vuoto e aggressivo. Per questo è il momento di scoprire le riflessioni di Orwell raccolte in La politica e la lingua inglese (1946), uno scritto ormai classico che pare anticipare le considerazioni svolte venti anni dopo da Calvino sull'"antilingua" che corrompe l'italiano, e che nel suo "catalogo di frodi e travisamenti" prefigura la deriva dei social network. Per Orwell dallo stravolgimento delle parole alla manipolazione il passo è breve, come dimostra l'altro testo qui incluso: I principi della neolingua nasce come appendice del capolavoro 1984 ed enuncia, come scrive Massimo Birattari nella prefazione, le regole di una lingua "concentrazionaria, soffocante, terroristica". A più di settant'anni di distanza, da queste pagine limpide e feroci risuona ancora un monito che è rischioso ignorare: "la lingua diventa brutta e imprecisa perché i nostri pensieri sono stupidi, ma a sua volta la sciatteria della lingua ci rende più facili i pensieri stupidi".