"L'Oceania non è né a occidente né a oriente: è a occidoriente. Partendo dall'Europa, si può volare o navigare verso l'Oceania andando verso est o verso ovest. L'Oceania è occidoriente non solo in un senso geografico o cartografico, ma anche perché è spesso rappresentata attraverso due potenti e contrapposti stereotipi. Da un lato, l'immagine 'orientalizzante' ed esotica di un luogo primitivo, abitato dagli aborigeni australiani con i loro miti millenari, dai papua della Nuova Guinea dediti al cannibalismo, dalle avvenenti donne polinesiane; dall'altro lato, l'immagine opposta di un mondo ritenuto ormai completamente occidentalizzato: un vasto insieme di isole che avrebbero irrimediabilmente smarrito la ricchezza culturale e ambientale originaria".Non è così per Adriano Favole che, nei lunghi periodi di ricerca in Oceania, ha frequentato le società native e ne testimonia il fervore culturale e artistico, legato non solo alle tradizioni ma soprattutto a un continuo confronto con gli 'altri'. Per questo, nel guidare il lettore alla loro conoscenza, si sofferma sull'aspetto della 'creatività culturale', un ambito del fare umano che ha in comune con l'Oceania il fatto di essere spesso considerato marginale."Esplorare e far convergere i due 'continenti invisibili', l'Oceania da un lato e la creatività delle culture umane dall'altro, è l'obiettivo di questo saggio che si muove tra etnografia ed epistemologia".