Le chiamavano Streghe della notte.Nel 1941, un gruppo di ragazze sovietiche riesce a conquistare un ruolo diprimo piano nella battaglia contro il Terzo Reich. Rifiutando ogni presenza maschile, su fragili ma agilibiplani, mostrano l'audacia, il coraggio di una guerra che può avere anche ilvolto delle donne. La loro battaglia comincia benprima di alzarsi in volo e continua dopo la vittoria. Prende avvio nei corridoidel Cremlino, prosegue nei duri mesi di addestramento, esplode nei cieli delCaucaso, si conclude con l'ostinata riproposizione di una memoria che la Storiaal maschile vorrebbe cancellare. Il loro vero obiettivo è l'emancipazione, laparità a tutti i costi con gli uomini. Il loro nemico, prima ancora deitedeschi, il pregiudizio, la diffidenza dei loro compagni, l'oblio in cuivorrebbero confinarle. Contro questo oblio scrive RitannaArmeni, che sfida tutti i "net" della nomenclatura fino a trovarel'ultima strega ancora in vita e ricostruisce insieme a lei la loro incredibilestoria. È Irina Rakobolskaja, 96 anni, lavice comandante del 588° reggimento, a raccontarci il discorso, ardito e folle,con cui l'eroina nazionale Marina Raskova convince Stalin in persona acostituire i reggimenti di sole aviatrici. È lei a descriverci il freddo e lapaura, il coraggio e perfino l'amore dietro i 23.000 voli e le 1100 notti dicombattimento. E a narrare la guerra come solo una donna potrebbe fare: "Ci sono i sentimenti, la sofferenzae il lutto, ma c'è anche la patria, il socialismo, la disciplina e la vittoria.C'è il patriottismo ma anche l'ironia; la rabbia insieme alla saggezza. C'èl'amicizia. E c'è – fortissima – la spinta alla conquista della parità conl'uomo, desiderata talmente tanto – e questa non è retorica – da scegliere dimorire pur di ottenerla".Guarda il video in cui Ritanna Armeni ci racconta come è nato il suo ultimo libro #unadonnapuòtutto