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Packer, George - Carlotti, Giancarlo - Rota Sperti, Silvia
La fine del secolo americano. Il ritratto di un Paese attraverso l'uomo che ne ha incarnato i vizi e le virtù
Titolo e contributi: La fine del secolo americano. Il ritratto di un Paese attraverso l'uomo che ne ha incarnato i vizi e le virtù
Pubblicazione: Mondadori, 28/01/2020
EAN: 9788804721727
Nota:
- Lingua: italiano
- Formato: EPUB con DRM Adobe
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Abstract:
C'è stato un tempo in cui l'America governava il mondo. Un'epoca in cui la "nazione indispensabile" - secondo la celebre definizione di Madeleine Albright - esercitava la propria egemonia sui quattro angoli della terra. Era il Secolo americano, l'età della forza militare e del potere della diplomazia, dell'ottimismo, della fiducia nella pace e nella prosperità perpetue. Certo, non era l'età dell'oro. C'erano la guerra fredda e l'incubo della minaccia nucleare, la "politica del contenimento" e l'ossessione anticomunista, la Nuova Frontiera e il Watergate. E poi c'era il Vietnam, monumento all'incapacità di capire il mondo che si pretendeva di guidare. Nel Secolo americano, il meglio era inseparabile dal peggio. Poi tutto è cambiato e la Pax Americana si è dissolta, insieme al Muro di Berlino e all'equilibrio bipolare. Sono arrivati il crollo delle Torri gemelle, la guerra in Iraq e la crisi economica; e gli Stati Uniti hanno iniziato a ritirarsi dal palcoscenico internazionale e a "gestire" il proprio declino.Questo, per George Packer, è stato il Secolo americano, un mix di grandezza e arroganza, di innocenza e cecità. Un'epoca di contraddizioni profonde, che in Richard Holbrooke, diplomatico del dipartimento di Stato e ambasciatore presso le Nazioni Unite, ha trovato la sua espressione più emblematica.Brillante, egocentrico e sicuro di sé, per oltre quarant'anni vicino al potere ma sempre a un passo dall'esercitarlo concretamente, Holbrooke è stato l'artefice dell'unica vittoria della diplomazia americana nell'èra post-guerra fredda, i negoziati di Dayton che hanno sancito la fine della guerra nei Balcani. E ha tentato, oltre un decennio più tardi, di sanare le ferite dell'11 settembre portando la pace in Afghanistan. Un obiettivo, questo, che ha perseguito con ostinazione e protervia, arrivando forse a un soffio dal successo e, quindi, dalla grandezza degna dei libri di storia che disperatamente agognava.Figura tragica, shakespeariana, mossa da un'ambizione smodata che non ha risparmiato tradimenti e crudeltà nemmeno ai familiari e agli amici più cari, Holbrooke ha rappresentato il coraggio e la generosità, gli eccessi e la tracotanza dell'America. Con questo libro Packer ci consegna il ritratto nostalgico di un'élite che ha smarrito se stessa e di una nazione che ha rinunciato al proprio sogno.George Packer, giornalista di "The Atlantic", è autore di diversi saggi. Fra gli altri, The Assassins' Gate: America in Iraq, definito uno dei dieci migliori libri del 2005 dalla "New York Times Books Review", e I frantumi dell'America (Mondadori 2014), vincitore del National Book Award.