"Napoli è così fulminante che gli dei si contendono il possesso della sua primogenitura": così nella nuova Guida Verde presenta la sua città Vittorio Russo, scrittore e viaggiatore, citando Polibio che duemila anni or sono per primo descrisse quel formidabile impasto di incanto e agitata realtà, vitalità contraddizioni e cultura che ancora oggi seduce, travolgendo le categorie dell'ovvio. Ecco allora la grazia naturale di un paesaggio tra i più fotografati al mondo, la durezza dei vicoli e la dolcezza dei tramonti, il chiasso delle botteghe e il silenzio dei chiostri, le tenebre delle catacombe e lo sfavillio dei lungomari, gli affreschi pompeiani e i capolavori della contemporanea street art, il blues di Pino Daniele e la postmelodia elettronica di Liberato. C'è uno spazio che sembra infinito, nei racconti di questa guida, e tante pillole di napoletanità a suggerire perché ad esempio ogni strada elegante di Napoli nasconde un'anima popolare: è forse il naturale anticorpo a chi la vorrebbe trasformata in cartolina.