Il vizio e la virtù sono per l'artista soggetto di un'arte, proclamava Oscar Wilde nella prefazione alla sua opera più nota, Il ritratto di Dorian Gray. Quattro anni dopo il suo vizio è la causa di un processo infamante, di una condanna ai lavori forzati per due anni, dello scherno dei suoi molti nemici: è l'esperienza del dolore, del duro lavoro delle mani, della vergogna. Un intenso travaglio spirituale porta lo scrittore, dalla tentazione del suicidio per sfuggire all'umiliazione, al riconoscimento della propria colpa e al bisogno di redimersi. Il De Profundis documenta questo drammatico percorso consegnandoci un ritratto (questa volta di Oscar Wilde) vivo e vero, e per questo ancor più convincente sul piano dell'arte.